APPROFONDIMENTI TEMATICI / GROTTE E IPOGEI COME LUOGHI INIZIATICI E SIMBOLICI / OMPHALOS E GREMBO: ASSE DEL MONDO E COPPA DI VITA NEI TEMPLI RUPESTRI

Omphalos e grembo: asse del mondo e coppa di vita nei templi rupestri / Madonna delle Grazie a S. Marzano di S. Giuseppe: la scala per la ianua coeli

Questo complesso ambiente rupestre, sul quale nel '700 è stata costruita una chiesa, sorge sul lato meridionale di una lama ricca di ipogei: un vero e proprio villaggio scavato nel tufo, probabilmente sede di una vasta comunità monastica, a sua volta insediatasi in grotte di origine assai più remota, già utilizzate dalle genti messapiche ed abitate – come testimoniano i ritrovamenti archeologici – continuativamente dall'età del bronzo fino alla tarda età ellenistica. Evidenti solchi di carri indicano un antichissimo accesso alla lama e testimoniano la sua rilevanza sin dal neolitico. “Riscoperta”, secondo la leggenda, da un cavaliere della comunità albanese, il cui cavallo si sarebbe fermato e inchinato all'ingresso, la cripta fu più volte rimaneggiata e presenta tre ingressi; due da sud direttamente sulla lama e uno - più recente - dalla chiesa superiore, assommando in sé due ipogei adiacenti, che inizialmente dovevano avere ingressi autonomi separati da un setto litico. Il primo con probabili funzioni funerarie, è orientato in modo rituale e ruota” idealmente intorno a un omphalos o “centro sacro” rappresentato sulla volta dalla croce espansa all'interno di tre cerchi concentrici, che rappresenta, contemporaneamente, l'axis mundi, l'atto della creazione e il ponte di collegamento tra terra e cielo. Alla verticalizzazione delle energie ctonie si ispirano anche gli affreschi della parete sud raffiguranti Santa Barbara e San Giorgio a cavallo che uccide il drago con una lunga lancia. (Fig. 14)

Fig. 14 | San Giorgio a cavallo, Chiesa rupestre Madonna delle Grazie, San Marzano di San Giuseppe (Ta)


Il secondo ambiente ipogeo (oggi unito al primo) appare invece orientato in modo contrario al rituale, con un accesso da sud ricco di croci graffite e segni di pellegrinaggio che conduce a sinistra, verso ovest, dove ci accoglie la dolcissima Vergine Glicofilusa affrescata su un monolite preceduto dall'altare settecentesco recante una croce fiorita. Il percorso che dall'ingresso conduce all'altare è segnato da una simbolica scala a sette pioli scolpita sulla volta, che termina con una grande croce di Sant’Andrea, che è nel contempo un invito al superamento della dualità, ma anche un’evocazione di un antico simbolo del femminile sacro, associato sin dal neolitico al culto della Grande Madre. Alla Madonna, “porta del cielo”, erede delle antiche dee, si accede solo ascendendo una “scala” di perfezionamento interiore e superando il conflitto con il nostro io inferiore.