APPROFONDIMENTI TEMATICI / GROTTE E IPOGEI COME LUOGHI INIZIATICI E SIMBOLICI / GLOSSARIO

Glossario

» Altare “alla greca”


Altare monolitico staccato dal muro absidale e collocato al centro del bema, in modo che il sacerdote potesse compiervi intorno le circumambulazioni rituali previste dal rito greco-bizantino.

» Altare “alla latina”


Altare litico attaccato al muro absidale, utilizzato nel rito latino per la celebrazione della messa, in cui il sacerdote dava le spalle ai fedeli e tutti insieme si rivolgevano all'oriente.

» Araba fenice


Animale mitico che ha la capacità di rinascere dalle proprie ceneri e come tale simboleggia il Cristo morto e risorto, ma anche l'Anima del pellegrino, che aspira a morire e rinascere attraverso un cammino di purificazione interiore, agevolato dal viaggio esteriore verso i luoghi sacri.

» Artemide orthia


Dea della Luna e della caccia, della natura selvaggia e degli animali, figlia di Zeus e Latona e sorella gemella di Apollo, era venerata sia come protettrice delle vergini che delle partorienti, in quanto, secondo il mito, appena nata aveva aiutato sua madre a dare alla luce il fratello. A lei erano dedicati templi nei boschi, sui monti e nelle zone paludose, dove la natura si presentava impervia e caotica. Il suo più famoso santuario era ad Efeso, in Asia minore, dove veniva rappresentata con la pelle scura e innumerevoli mammelle, con indosso una pelle di leone e uno sciame d'api al seguito. Il suo culto era molto diffuso in Italia meridionale, come testimoniano le numerose statue e terracotte custodite nei musei archeologici di Taranto, Napoli e Capua.

» Asclepio


Mitico figlio di Apollo, aveva ricevuto dal padre il dono sia di avvelenare che di guarire, utilizzando il caduceo: potente bastone a cui era avvinghiato un serpente. Al suo santuario nel Peloponneso, presso Epidauro, affluivano ogni anno migliaia fedeli ammalati da tutto il mondo ellenizzato, trascorrendo la notte nei pressi della cella avvolti in pelli di animali o in candidi tessuti (incubatio), per essere guariti o ricevere in sogno le indicazioni necessarie alla guarigione dell'anima e del corpo. Il suo culto, già molto diffuso nella Magna Grecia (come testimonia - ad esempio – l'Asklepeion di Posidonia, attuale Paestum), presto giunse anche a Roma dove fu lo stesso serpente sacro, condotto nell'urbe dalla Grecia, a individuare il luogo dove sarebbe sorto il tempio, fuggendo dalla barca in cui era custodito e raggiungendo l'isola Tiberina, da allora divenuta il principale sanatorio di Roma.

» Axis mundi


Asse del mondo, simbolo del maschile sacro e del raggio divino creatore e ponte di collegamento tra cielo e terra rappresentato, sin da tempi remotissimi, sotto forma di pietra verticale, menhir, obelisco o gnomone, intorno al quale potevano sorgere i templi.

» Calcante


Grande veggente originario di Argo, citato nell'Iliade, che aveva ricevuto da suo padre Apollo il dono della profezia. Molto venerato in epoca pre-romana dalle popolazioni italiche a cui era giunto probabilmente a seguito degli intensi contatti con le genti micenee, a lui era dedicato l'antro sul Gargano oggi inglobato nella chiesa della Madonna di Pulsano, considerato sin dall'antichità luogo di guarigione e di ispirazione attraverso l'incubatio e i sogni capaci di indicare alle Anime la via per la purificazione.

» Cardellino


Uccello simbolico, spesso rappresentato nelle mani di Gesù bambino, che per il suo colore prefigura la passione e il sacrificio di Cristo.

» Catecùmeni


L'obbligo di battezzare i bambini appena nati fu affermato nella chiesa romana solo a partire dal XIII secolo. In precedenza il battesimo veniva impartito solo agli adulti, mediante immersione in grandi vasche, una sola volta all'anno, in occasione della Pasqua e richiedeva un lungo periodo di apprendistato, detto catecumenato, in cui non si apprendevano soltanto i precetti del cristianesimo, ma si riceveva una vera e propria disciplina morale, imparando il dominio delle passioni con il quotidiano esame di coscienza. I catecumeni non potevano accedere all'aula ecclesiale e nemmeno assistere direttamente al rito eucaristico, ma dovevano fermarsi nel nartece, fuori dalle porte del tempio, limitandosi ad ascoltare dall'esterno i canti della divina liturgia. Nel nartece, infatti, o comunque fuori dalla chiesa erano collocate le vasche litiche per il rito battesimale, tuttora visibili di fianco alle soglie di numerose cripte rupestri, solitamente sul lato nord; quello più oscuro, destinato alla simbolica “morte” dell'uomo vecchio e alla “rinascita” dell'uomo nuovo in conseguenza del battesimo.

» Cibele


Grande Madre anatolica, venerata a Pessinunte in Frigia e nell'isola di Samotracia, rappresentata in trono con un copricapo a forma di torre o su un cocchio trainato da leoni. Scura di pelle, incarnava la forza creatriva e distruttiva della natura . Le erano sacri il toro e il serpente e il suo simbolo era la pietra nera conica, che fu portata a Roma dall'Asia minore nel 204 a.C., secondo le indicazioni dei “Libri Sibillini”, per scongiurare il pericolo di Annibale. Le fu dedicato un tempio sul Palatino, di forma cubica, esattamente come quello della Kaaba alla Mecca, che pure custodiva una pietra nera un tempo sacra alla dea. Gli iniziati al suo culto portavano al collo un drappo rosso di stoffa, come quello che fu “trovato” da san Lorenzo Maiorano nella grotta di Monte Sant’Angelo e quello che, secondo la leggenda, sventolò festosamente il pastore che “riscoprì” la grotta del Belvedere a Carovigno.

» Cinque elementi


Terra, acqua, aria, fuoco ed etere, in ordine di leggerezza e vicinanza al divino, erano considerati dalla scienza antica e medioevale le componenti fondamentali di ogni cosa creata.

» Circumambulazione


Movimento rituale intorno a un asse o a un centro (colonna, altare monolitico o pietra sacra), di solito compiuto in senso orario nei rituali solari e in senso antiorario in quelli lunari o dedicati al femminile sacro. Nel medioevo era diffusa la convinzione che girare intorno alla colonne sacre e toccarle portasse fertilità. Famose erano la colonna di santa Sofia a Costantinopoli, in cui i fedeli inserivano la mano all'interno di un foro sempre umido e la colonna di San Nicola a Bari, in porfido rosso, che si riteneva proveniente da Myra e miracolosamente giunta sulle coste baresi galleggiando sull'acqua e poi eretta dal santo accompagnato dagli Angeli, intorno alla quale le donne giravano, toccandola ripetutamente, per trovare marito e avere figli. Ben nota è anche la circumambulazione rituale in senso antiorario che migliaia di fedeli musulmani compiono intorno alla pietra nera custodita nella Kaaba alla Mecca, “ombelico del mondo” e centro sacro per il mondo islamico.

» Criptoportico


Portico sotterraneo a forma quadrata o rettangolare, in cui di solito scorreva acqua, dotato di uno o due ingressi e dieci aperture sul soffitto che alternativamente facevano entrare la luce in determinati periodi dell'anno, creando di fatto una sorta di meridiana architettonica. Si sono ipotizzate varie funzioni civili per queste costruzioni ipogee (di cui una, spettacolare, è visitabile nell'area archeologica di Egnatia): magazzini per la conservazione di derrate, neviere, cisterne, ma qualunque ne fosse la finalità pratica, questa non le priva dell'evidente sacralità data dal percorso sotterraneo ad anello, dove si incontrano acqua e luce.

» Comunità albanese


Gli arbereshe giunsero in Puglia nella seconda metà del XV secolo, sotto la guida del patriota Giorgio Castriota Scanderberg, che invano si era opposto all'invasione ottomana del suo paese. Furono accolti dai Re Aragonesi, che consentirono loro di formare villaggi e colonizzare terre in varie zone dell'Italia meridionale, tra cui appunto San Marzano di San Giuseppe e la vicina San Giorgio Jonico in Puglia. Fieri custodi della loro antica lingua e forma di culto greco-ortodossa, tuttora sopravvivono, anche se ben integrati con le comunità locali.

» Croce ansata


Altare litico attaccato al muro absidale, utilizzato nel rito latino per la celebrazione della messa, in cui il sacerdote dava le spalle ai fedeli e tutti insieme si rivolgevano all'oriente.

» Croce di Gerusalemme


Croce latina a doppia traversa orizzontale, che allude alla doppia natura di Gesù e alla sua passione come uomo, ma anche alla sua gloriosa regalità come figlio di Dio.

» Croci di Sant’Andrea


Sono le croci a forma di X, che ricordano il martirio del santo e indicano simbolicamente il superamento della dualità.

» Croci espanse o “patenti”


Croci formate da un piccolo nucleo centrale sferico o puntiforme, da cui si dipartono quattro o otto bracci di uguale lunghezza, via via sempre più espansi, senza limite, oppure fino a giungere a disegnare un cerchio, quale immagine del cosmo. Si tratta di croci aniconiche, in quanto non alludono affatto alla presenza di un crocifisso, ma sono piuttosto una rappresentazione geometrica della creazione a partire da un centro: un Uno che si espande all'infinito creando il Tutto e “disegnando” l'intero universo. Molto diffuse nell'oriente bizantino, specie nel periodo iconoclasta, furono poi adottate dai cavalieri Templari e Gerosolomitani, che ne fecero il loro emblema.

» Croce greca


È la croce con i quattro bracci uguali, che non allude alla crocifissione, ma piuttosto alla creazione del cosmo a partire da un centro divino, a da cui tutto ha avuto origine. Per i primi sette secoli del cristianesimo è stata l'unica utilizzata, poiché non era consentita alcuna rappresentazione del Christus patiens o allusione alla crocifissione, in quanto, secondo la concezione greco-bizantina, in Cristo ciò che prevale è la natura divina, del tutto estranea alla sofferenza e alla morte.

» Cronaca dell'Apparitio


Opera anonima scritta tra il V e il IX secolo d. C., con una prima stesura di matrice bizantina e una seconda di influenza longobarda, che narra delle tre apparizioni dell'Arcangelo avvenute in sogno al vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano e del miracoloso ritrovamento della grotta sacra di Monte Sant’Angelo. L'antro sarebbe stato scoperto da un possidente che aveva trovato il suo toro inginocchiato all'ingresso dello Speco e invano aveva cercato di colpirlo col lancio di una freccia, che - tornata indietro - lo aveva ferito. Il racconto del toro somiglia in modo sorprendente a quello della scoperta del santuario di Delfi da parte di un pastore. Il toro, inoltre, insieme al serpente, erano considerati animali sacri alla dea Cibele, i cui simboli erano la pietra nera e il drappo rosso, entrambi “rinvenuti” nella grotta quando il santo vescovo vi fece ingresso.

» Damnatio memoriae


Le autorità ecclesiastiche, per quanto possibile, hanno occultato e distrutto i luoghi sacri dedicati ai culti pagani, oppure li hanno demonizzati, suscitando nelle folle dei fedeli il timore di avvicinarvisi. Così, ad esempio, uno dei più importanti antri destinati al culto della dea al capo di Leuca è stato chiamato “grotta del diavolo”, creando racconti di apparizioni del demonio per impedire al popolo di accostarvisi. Alcune divinità pagane, come la nera Ecate (variante di Artemide) o Pan, benevolo signore dei boschi dotato di corna e piedi caprini, sono stati trasformati in vere e proprie “icone del male” e anche taluni tra gli animali sacri delle divinità pagane, come il serpente, il rospo o il gatto nero, sono divenuti sinonimo d maleficio e stregoneria.

» Deesis


Rappresentazione del Cristo Pantocratore in trono tra le icone dei due intercessori: la Vergine Maria a sinistra (di solito sul lato nord) e san Giovanni Battista a destra (lato sud).

» Demetra malophoros (portatrice del melograno)


Protettrice dei raccolti e signora delle messi, Demetra era rappresentata in trono, con in mano il frutto del melograno, simbolo dell'organo sessuale femminile e della fecondità della terra. Il suo più importante santuario era ad Eleusi, sulle coste dell'Attica, dove due grotte gemelle accoglievano il culto della dea e di sua figlia Persefone, rapita da Plutone, signore dell'oltretomba e destinata a governare, per decisione di Zeus, dopo le disperate ricerche e rimostranze della madre, metà dell'anno sulla terra insieme a Demetra e metà sotto terra con il marito. Sul mito della ricerca di Persefone, collegato all'alternanza delle stagioni e al transito delle Anime, si incentravano i cosiddetti “misteri eleusini”, molto diffusi anche nell'Italia meridionale ellenizzata. Alle dea erano dedicati importanti templi come quello della malophoros a Selinunte e la grotta di monte Papalucio nei pressi di Oria, in cui sono state rinvenute numerose testimonianze del culto, come le statuette votive e terrecotte raffiguranti la dea, o il suo animale-simbolo: il maialino da latte.

» Dio Silvano


Divinità dei boschi e della natura selvaggia, guida delle ninfe, suonatore di flauto, abitante degli antri nascosti, rappresenta la forza dell'eros e dell'istinto primordiale alla sopravvivenza e alla riproduzione; la “forza vitale” immersa nella dualità, come testimoniano le sue corna e zampe caprine. Adorato dalle antiche popolazioni come apportatore di gioia e di fertilità, fu poi demonizzato dal cristianesimo, al punto da divenire il prototipo iconografico di satana.

» Divina proporzione


Detta anche “proporzione aurea”, si ha quando due parti di una figura o di un edificio sono tra loro in rapporto di 1,618. Tale rapporto, utilizzato già nei templi pagani come il Partenone di Atene e osservato dagli antichi nella struttura delle foglie, delle conchiglie, nel volto e nelle membra umane, era considerato la “firma di Dio” nel mondo; la prova dell'esistenza di un progetto creativo e di un ordine geometrico insito nel creato, frutto della volontà del divino Architetto.

» Flor de lis


Giglio o “fiore della Luce”, attributo di purezza e ricettività della Vergine Maria, ma anche simbolo dell'Anima del fedele capace di ricevere – come Maria – lo Spirito divino nel proprio cuore.

» Fuso


Simbolo del tempo concesso a ciascuna Anima in questa vita, che si snoda come un filo a partire da un centro divino, un asse, che è l'origine di ogni esistenza. Nel paganesimo le tessitrici divine erano le tre Parche o Moire, Cloto, Lachesi e Atropo: la prima filava la vita degli uomini, la seconda dispensava i loro destini e la terza tagliava inesorabilmente il filo al momento stabilito. La Vergine Maria ha preso il loro posto nel cristianesimo, come colei che da la vita, intercede per le Anime e le accoglie nell'Aldilà.

» Glicofilusa


Vergine della tenerezza, rappresentata guancia a guancia con il bambino, in un gesto dolce e protettivo.

» Grifone


Animale leggendario con corpo di leone e ali di aquila, che rappresenta la doppia natura di Cristo: terrestre e celeste, umana e divina.

» Idra


Serpente a nove teste (tante quanti erano ritenuti i principali vizi secondo la sapienza antica), allevato da Hera, che Ercole dovette affrontare in una delle dodici “fatiche” che la stessa dea gli impose per espiare le sue colpe e conquistarsi il rango di immortale. Inutilmente l'eroe aveva tentato di vincerla tagliando le teste (da ogni testa mozzata ne rinascevano due), ma la vittoria gli arrise quando, oltre alla spada, fece uso di una fiaccola (simbolo di consapevolezza). La sua presenza all'ingresso della cripta è un mònito per chi entra a dominare le manifestazioni dell'io inferiore.

» Ieofonia


Ebreo che, secondo la “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine, tentò di toccare il corpo della Vergine Maria durante il corteo funebre dopo la sua morte e a cui un angelo tagliò le mani, che gli furono ricomposte, su ordine di Pietro, solo dopo che si fu pentito ed ebbe fatto atto di fede. Ieofonia rappresenta quello che oggi definiamo ego e che gli antichi chiamavano “io inferiore”, indegno di toccare la Madonna, nuova Arca dell'Alleanza tra Dio e l'umanità. Il suo nome, infatti, significa letteralmente “io che parla”.

» Impronte


La presenza di pietre recanti le impronte di due piedi in cammino era molto frequente all'ingresso dei templi pagani, come quello di Artemide ad Efeso, di Apollo a Delfi o di Demetra ad Eleusi e anche subito dopo la soglia di accesso dei Mitrei. Il ritrovamento delle impronte nello Speculum garganico, dunque, è un ulteriore indizio della sua precedente destinazione a culti pagani.

» Maglietto


Martello a doppio terminale, simbolo della folgore e del potere divino capace sia di creare che di distruggere e di annullare la dualità, riconducendo ogni cosa all'Origine.

» Mandorla


Varco ideale a forma di vulva detto amigdala o vescica piscis, che circondava le rappresentazioni medioevali del Cristo Pantocratore, ricavato dall'ideale intersezione di due cerchi invisibili, per indicare il ruolo del Cristo come “Via” e come mediatore tra il cielo e la terra, spirito e materia e tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

» “Massi della vecchia”


Situati sulla cosiddetta “serra delle ninfe e dei fanciulli”, nelle campagne costellate di olivi secolari a metà strada tra Giuggianello e Giurdignano, questi mastodontici blocchi calcarei risalenti al miocene sono stati “lavorati” sia dagli agenti atmosferici che dall'uomo, che vi ha inciso simboli e scavato canaline e coppelle per la raccolta delle acque, trasformandoli in altari e superfici sacre destinati a riti e sacrifici in onore della Grande Madre, probabilmente nella veste di Ecate (la “Vecchia”), signora degli incroci, regina della notte, protettrice dei fanciulli (da cui deriva, probabilmente la figura delle Befana) e guardiana delle porte degli ìnferi.

» Minerva


Nata dalla testa di Giove, la greca Athena e latina Minerva era la dea della Sapienza, rappresentata sul frontone del Partenone di Atene come dominatrice dei serpenti, armata di lancia e scudo, su cui era effigiata una Gorgone, simbolo dell'io inferiore domato dalla luce dell'intelletto. Alla sua iconografia androgina e loricata si ispirano alcune tra più antiche rappresentazioni dell'Arcangelo Michele e alcuni santuari micaelitici (come quelli di Putignano e di Minervino murge) sorgono in antri che erano sacri alla dea.

» Motore immobile


È il centro divino immobile da cui scaturisce ogni moto dell'universo, rappresentato nell'iconografia medioevale sotto forma di croce, di rosa, o di croce con la rosa la centro, dal quale, secondo il sistema di sfere concentriche ruotanti immaginato dalla cosmologia aristotelico-tolemaica e fatto proprio dalla scolastica medioevale, tutto riceve movimento e vita. Questa visione del cosmo trova la sua più efficace descrizione poetica nella “Divina Commedia” dantesca, in cui al punto più basso, denso e lontano da Dio si colloca l'inferno, poi la terra, il paradiso terrestre, la sfera della luna e i cieli, corrispondenti ai sette pianeti, formati da materia sempre più leggera, fino a giungere alle stelle fisse e infine all'empireo; il cielo di pura luce senza stelle in cui volteggiano gli angeli, impegnati incessantemente nei canti di lode.

» Odegitria


“Madonna che indica la Via”, coperta dal maphorion blu bordato d'oro e costellato di tre stelle a otto punte simbolo di purezza e verginità, che addita il Bambino come Salvatore del mondo, assiso sul suo braccio sinistro come su un simbolico trono. Non ha gesti di tenerezza; fissa ieraticamente la terra o i fedeli e mostra Gesù, che invece guarda il cielo, o la madre con il gesto benedicente di una mano e l'altra che regge il rotolo chiuso della Legge sacra, oppure tocca il velo di Maria, scostandolo appena. Questo gesto indica simbolicamente la funzione di Cristo di rivelare al mondo la verità celata dal velo dell'illusione cosmica. Quasi sempre questo tipo di Madonna è nera di carnagione non tanto per la provenienza dall'oriente come copia di una mitica “vera effige” della Vergine che sarebbe stata dipinta da san Luca, quanto come riferimento simbolico al “Cantico dei Cantici”, in cui la Donna che rappresenta la divina Sapienza dice di sé: “Nera sono, ma bella! Oh figlie di Israele, non giudicatemi dall'aspetto. Sono nera come le tende di Kedar e le cortine del Tempio di Salomone. Sono nera perché un sole interno mi ha bruciata”. Questo “sole interno” nel cristianesimo è il Cristo, nell'ebraismo e nelle religioni pagane è lo Spirito divino; il principio attivo e solare. Per la stessa ragione appariva nera Iside, madre di Horus e sposa di Osiride e Cibele, Grande madre anatolica a cui era dedicato il grandioso tempio di Efeso; la stessa città in cui – non a caso – con l'avvento del cristianesimo - fu proclamato il dogma della theotokòs, qualificando per la prima volta Maria come “Madre di Dio”.

» Omphalos


Ombelico del mondo, punto di collegamento tra cielo e terra, capace di verticalizzare le energie ctonie e trasformarle in celesti, rappresentato sotto forma di pigna o di pilastro fallico basato su una conchiglia o una conca litica, o elevato al di sopra di una fossa circolare. Era presente in forma simbolica in molti templi pagani come quello di Artemide ad Efeso e di Apollo a Delfi ed ha mantenuto il suo ruolo nelle cattedrali cristiane e nei giardini simbolici rinascimentali e barocchi.

» Papa Gregorio Magno


Vissuto tra il 540 e il 604 d. C., è stato uno dei più grandi Papi dell'inizio dell'era cristiana in occidente. Fiero difensore dell'autonomia della chiesa di Roma dall'autorità degli Imperatori d'Oriente, cercò l'alleanza dei re longobardi e favorì la diffusione capillare del monachesimo benedettino. Per debellare i residui di paganesimo ancora presenti soprattutto nelle campagne e nelle aree agricole, dettò un indirizzo volto all'inglobamento dei luoghi di culto pagani all'interno delle chiese cristiane, in modo che la sovrapposizione ne celasse gradualmente il ricordo. Scrisse infatti, in una famosa lettera all'abate Melitto, chiamato all'evangelizzazione dei pagani, di distruggere soltanto gli “idola” ma non i “fana idolorum” (luoghi di culto), che, continuando ad attirare fedeli, dovevano essere semplicemente cristianizzati, cambiando forme di culto e ritualità.

» Pavone


Animale sacro a Hera- Giunone, Madre degli dèi, la cui carne era ritenuta incorruttibile e che per questo fu rappresentato, nella catacombe paleocristiane, come simbolo di immortalità dell'Anima.

» Pesce


“Cristogramma” e quindi segno di riconoscimento segreto adottato dai primi cristiani, in quanto il suo nome in greco allude al Cristo (Ictùs: Iesus Christos Theou Hyos Soter: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore), è anche il simbolo dell'Anima immersa nell'oceano della misericordia divina.

» Podalirio


Mitico figlio di Asclepio e grande guaritore, a cui erano dedicate molte grotte sacre in cui scorrevano acque sorgive o di stillicidio, compresa – a quanto pare – quella di Monte Sant’Angelo.

» Poesia cortese


Forma poetica diffusa dalla Spagna alla Provenza, fino alle corti italiane nella stessa epoca delle crociate e dell'epopea cavalleresca, che ebbe il suo massimo fulgore alla corte di Federico II di Svevia e negli ambienti ghibellini dell'Italia centrale, con i poeti della confraternita dei cosiddetti “fedeli d'amore”, tra cui lo stesso Imperatore, suo figlio Enzo, il ministro Pier delle Vigne, Guido Cavalcanti e Dante Alighieri, che scrivevano in volgare siciliano o fiorentino poesie apparentemente rivolte a figure di donne amate e mitizzate, ma che in realtà nascondevano un'unica “Dama”, per la quale valeva la pena vivere e morire: “Madonna Intelligenza”, il supremo Intelletto, la divina Sapienza d'Amore.

» “Porta delle Anime” e “Porta di Dio”


Si tratta delle definizione che le culture tradizionali davano ai due varchi fondamentali del ciclo annuale, considerati, già in Omero, l'entrata e l'uscita dalla “caverna cosmica”: il solstizio d'estate e il solstizio d'inverno. Il primo era visto come punto di massima caduta delle Anime nella materialità; esplosione di luce e di vita, ma anche inizio della fase discendente dell'anno. Il secondo come punto di morte e distacco delle Anime dalla materialità; momento di massima oscurità, ma anche inizio della fase ascendente dell'anno e tempo di incarnazione del principio solare rappresentato prima da Apollo e Mithra e poi da Cristo. I pagani festeggiavano il solstizio d'estate con riti di fertilità legati all'acqua e alla luna, celebrando il principio sacro femminile sotto forma di Artemide-Diana e il solstizio d'inverno con i Saturnalia, in onore di Saturno, il “Grande Vecchio”, “guardiano della soglia”, a cui seguiva la festa del Sol Invictus. I cristiani sostituirono a questi riti le feste dei due san Giovanni: il Battista e l'Evangelista.

» Primo Mobile


È l'empireo o cielo di pura luce senza stelle, sede degli Angeli e prima sfera rotante del sistema aristotelico-tolemaico adottato dalla filosofia scolastica medioevale. È l'unico a contatto diretto con l'immobile centro divino e il suo movimento vorticoso intorno ad esso, determinato dal volteggio degli angeli intenti ai loro canti di lode, mette in moto tutte le sfere inferiori delle stelle fisse e dei pianeti, sempre più lente man mano che ci si allontana da Dio, fino a giungere alla pesantezza della terra e alla fissità mortifera dell'inferno, dove ogni lode è cessata.

» Rettangolo aureo


Figura geometrica presente sulle pareti di numerose chiese medioevali (da san Marco a Venezia al Duomo di Pisa), ma anche di edifici civili a forte valenza simbolica e sacrale, come il cortile interno di Castel del Monte. Si tratta di un rettangolo in cui il lato lungo e quello corto sono tra loro in “aurea proporzione”, cioè in rapporto di 1,618. Il suo significato allude alla presenza di un'armonia e di un ordine divini immanenti nel cosmo, di cui Dio era considerato supremo architetto.

» Riti di iniziazione


Complesso di azioni simboliche che consentono al partecipante l'uscita da uno status in funzione dell'entrata in uno status diverso - talora in modo radicale - dal precedente. Tali erano, ad esempio, i riti di passaggio dall'adolescenza all'età adulta praticati in varie epoche e contesti socio-culturali, sia in ambito maschile che femminile, ma anche i cosiddetti “riti misterici” diffusi nella cultura pagana, specie tra le élite sociali, per accedere a conoscenze ritenute segrete sul destino delle Anime e la via per l'immortalità. Tra i più diffusi nell'antichità ricordiamo i misteri eleusini incentrati sul mito di Demetra e sua figlia Persefone, i misteri di Samotracia legati al culto di Cibele, i misteri di Iside, a cui allude Apuleio nel suo “Asino d'oro” e quelli del dio solare Mithra, molto diffusi all'epoca del tardo Impero romano specie in ambienti militari, che hanno avuto un notevole influsso sull'origine del cristianesimo.

» Scacchiera


Gioco di origine indo-iranica, giunto in occidente attraverso gli arabi, che nasconde profonde valenze simboliche e per questo veniva spesso rappresentato sulle architravi o le pareti delle chiese medioevali, o sui pavimenti musivi, come quello meraviglioso della cattedrale di Otranto. Con le sue trentadue caselle nere e altrettante bianche, indica l'inestricabile coesistenza di luce e tenebra nella nostra vita, ma anche la capacità che l'uomo può acquisire, elevandosi spiritualmente, di “giocare” consapevolmente con queste forze, dotandosi di una visione d'insieme che consente di liberarsi dall'illusione delle dualità.

» Scala a sette pioli


A ciascun piolo corrisponde un pianeta dell'astrologia tolemaica, ma anche un colore, una nota musicale e un aspetto del divino. È una vera è propria scala ascensionale tra terra e cielo, che simbolicamente l'uomo deve percorrere per arrivare a Dio, secondo un itinerario analogo a quello mirabilmente descritto da Dante nella “Divina Commedia”.

» Scala di Giacobbe


Si tratta di un simbolo del collegamento tra cielo e terra attraverso un percorso umano ascendente di purificazione e un percorso divino discendente di misericordia e di grazia. L'immagine deriva dall'episodio biblico descritto nel Libro della Genesi, in cui Giacobbe, inconsapevolmente addormentato sulla pietra sacra di Bethel, sogna Angeli che salgono e scendono lunga una scala verso la Luce e al risveglio pronuncia la frase scolpita all'ingresso di numerosi templi cristiani, a cominciare da quello che sovrasta la grotta di Monte Sant’Angelo: “terribilis locus est iste; domus dei et ianua coeli” (“luogo terribile è questo; casa di Dio e porta del cielo”). Erigendo quindi la pietra sacra e ungendola con olio, la trasforma ritualmente in altare.

» Segni dell'infinito


Il numero otto o il calice formato da due triangoli (uno orientato verso l'alto e uno verso il basso) le cui punte si toccano, quando sono rappresentati attraversati da un asse verticale, nell'iconografia medioevale indicano l'infinita verità e conoscenza a cui il cuore umano può attingere quando si lascia attraversare dal raggio divino della Grazia, rendendosi ricettivo come un calice. La ricerca di questo stato interiore è la vera “cerca” del Graal, a cui i pellegrini e i cavalieri medioevali aspiravano come meta suprema del loro cammino.

» Serpente Pitone


Mitico rettile sacro alla dea Hera, moglie di Zeus, che per gelosia verso Latona lo scatenò contro la rivale, con il compito di ucciderla e divorare i figli che aveva ancora nel grembo: i gemelli Apollo e Artemide. Secondo il racconto mitologico, Latona, inseguita dal gigantesco serpente in ogni luogo della terra ferma, riuscì finalmente a partorire nell'isola di Delo, “centro sacro” delle Cicladi e sede del più antico tempio di Apollo. Fu poi il giovane dio del sole a vendicare la madre, uccidendo il serpente di Hera e prendendo possesso del tempio della dea a Delfi, dove la sacerdotessa (detta appunto pithia), iniziò a vaticinare non più in nome della Grande Madre, ma ispirata dal dio. Questo mito rivela, tra le righe, il passaggio dai culti ctonii matriarcali a quelli solari patriarcali nel bacino del mediterraneo. L'immagine di Apollo che uccide il serpente, tanto diffusa nell'iconografia e nella monetazione greca e magno greca, fu trasferita con una certa facilità nel culto cristiano, dove al serpente pitone si sostituì la figura di satana e al giovane e androgino dio solare si sovrappose la figura dell'Arcangelo Michele, taumaturgo e principe delle Milizie celesti.

» Sigillo di Salomone


È la stella a sei punte, anche nota come stella di Davide, simbolo della Sapienza divina creatrice e del mistero delle ierogamia, cioè della congiunzione tra i principi sacri maschile e femminile (rappresentati dai due triangoli intrecciati di verso opposto da cui questo simbolo è formato) che danno origine alla vita, superando la dualità attraverso il reciproco amore.

» Simboli degli Evangelisti


Quattro animali simbolici ispirati alla visione del carro di Dio da parte del profeta Ezechiele nell'Antico Testamento e all'Apocalisse di san Giovanni, in cui Cristo come “Antico dei giorni” è attorniato dai “quattro viventi”, che la teologia medioevale, a partire da sant'Ireneo di Lione, ha associato ai quattro evangelisti sinottici: il Toro a san Luca, il Leone a san Marco, l'Aquila a san Giovanni e l'Angelo a san Matteo. Vi corrispondono simbolicamente le quattro stagioni (primavera al toro, estate al leone, autunno all'aquila e inverno all'angelo), le quattro età dell'uomo (infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia), le quattro direzioni dello spazio e stazioni del sole nel ciclo annuale (est ed equinozio di primavera al toro; sud e solstizio d'estate al leone; ovest ed equinozio d'autunno all'aquila, nord e solstizio d'inverno all'angelo) e i quattro principali elementi della natura (toro è terra; leone fuoco; aquila aria e angelo acqua). Ponendoli intorno al Cristo in mandorla, dunque, si rappresentava l'intero cosmo nella sua dimensione materiale e spazio-temporale, scaturito da un centro trascendente, considerato al di là dello spazio e del tempo.

» Simbolo del femminile sacro


Si tratta dei doppi triangoli con opposto orientamento posti in verticale, che si toccano ai vertici, formando una forma a calice, a otto, o a clessidra, o posti in orizzontale, sempre con il vertice in comune, a forma di “ali di farfalla”. È un antico simbolo trasmutativo, che allude al percorso di elevazione dell'Anima già presente su alcune statuette in terracotta delle veneri neolitiche, come quella conservata nell'antiquarium di Canne.

» Solchi di carri


Solchi doppi profondamente scavati nella roccia risalenti al neolitico, comunemente ritenuti resti di antiche strade. Alcuni di essi, in realtà, non conducono da nessuna parte (come quelli di Malta, che terminano su una scogliera a picco) e quindi non hanno utilità pratica, ma valore simbolico. La loro funzione è quella di evidenziare un percorso sacro, oltre che di canalizzare le acque in una certa direzione. Nel caso di san Marzano, i solchi segnano l'accesso alla lama e alla grotta, evidenziandone il ruolo di porta verso il soprannaturale.

» Sophia


Mai esistita storicamente come santa, si tratta del nome che indica la divina Sapienza, da alcuni identificata con la Vergine Maria e da altri con Lo Spirito Santo; terza persona delle Trinità i cui attributi sono la Rosa e la Colomba, da sempre legati al culto del femminile sacro, in quanto attributi di Afrodite.

» Stelle a cinque e otto punte


Le stelle a cinque punte, con una sola punta rivolta verso l'alto, simboleggiano l'uomo con le braccia levate verso il Divino, che aspira al perfezionamento e all'elevazione spirituale. Le stelle a otto punte, invece, sono simboli cosmici di espansione a partire da un centro e appartengono all'iconografia della Vergine Maria come Sede della Sapienza, “Stella del mare” o “Stella mattutina”, che anticipa con la sua purezza verginale il sorgere del Cristo-Sole negli orizzonti nel mondo.

» Taotor


Dio del tuono e della folgore, della guerra e della caccia, il cui culto era diffuso presso le antiche popolazioni messapiche, come testimoniano le iscrizioni in suo onore ritrovate nella Grotta delle Poesia presso Roca vecchia. Al suo culto si sovrappose, sotto l'influenza della colonizzazione greca, quello di Apollo e di Zeus portatore della folgore, di cui è stata trovata una magnifica statua a Ugento, oggi esposta nel museo archeologico di Taranto.

» Toro


Animale simbolo della terra, della primavera e della materia prima caotica da trasformare e dominare (questo è il senso profondo della cerimonia consistente nel cavalcare il toro, di cui ci testimoniano i celebri affreschi del palazzo di Cnosso a Creta), o da sacrificare per trarvi energia e vita, secondo il rito della tauroctonia (uccisione del toro) tipico dei culti mitraici o della tauromachia (lotta contro il toro) dei culti di Cibele, che sono all'origine della corrida spagnola. Era l'animale sacro della Grande Madre Cibele adorata nel santuario di Samotracia e nel medioevo divenne il simbolo dell'evangelista Luca, strettamente legato alla Vergine Maria, da lui ritratta con la pelle scura nella celebre icona perduta di Costantinopoli che fu il prototipo delle raffigurazioni dell'Odegitria.

» Tre mondi


Inferi, terra e cielo erano considerati tre mondi, corrispondenti, nel corpo dell'uomo, all'addome (sede degli istinti e delle passioni), al cuore (luogo dei sentimenti e delle emozioni) e alla mente, sede dell'intelletto e vera specificità dell'uomo capace di differenziarlo dagli animali e di conferirgli potere e responsabilità nei confronti della natura.

» Triplice cinta


Figura geometrica sacra formata da tre quadrati o rettangoli concentrici conosciuta già in epoca precristiana (tale era, secondo le descrizioni bibliche, la struttura in pianta del tempio di Salomone) e fatta propria dall'architettura romanica per la costruzione delle chiese, la cui aula ecclesiale, vista dall'alto, rivela spesso questa forma grazie alla sovrapposizione dei tetti. Era anche la struttura di un gioco detto “filetto”, che però – come molti giochi dell'antichità – nascondeva profondi significati simbolici. Il riferimento è alla triplice struttura del cosmo e dell'uomo (i”tre mondi” di cui alla nota precedente) e ai tre gradini di caduta dell'uomo sulla terra (ignoranza, paura e superbia), a cui, nella teologia medioevale, corrispondevano altrettanti correttivi sotto forma di Virtù necessarie alla risalita verso il cielo (Fede, Speranza e Carità). Spesso la Triplice cinta (impropriamente definita “druidica”, in quanto diffusa nel mondo mediterraneo non meno che in quello celtico) viene rappresentata sui muri o sui gradini degli edifici sacri medioevali, per indicare che si tratta di luoghi di elevazione spirituale e di rappresentazioni architettoniche dell'uomo e del cosmo.