APPROFONDIMENTI TEMATICI / Medioevo: insediamenti e chiese rupestri / LE CHIESE RUPESTRI
Le chiese rupestri / Santuari micaelici in grotta
Per i cristiani del Medioevo il pellegrinaggio ai grandi luoghi sacri, legati ad una presenza sovrannaturale o consacrati al culto dei corpi dei santi, era una tappa importante della vita, un percorso di riscatto e di avvicinamento a Dio, un viaggio del cuore, della mente e dello spirito. (Fig. 8)
Gerusalemme, Roma, Santiago de Compostela erano i più celebri santuari medievali e le mete dei più comuni pellegrinaggi nell’XI secolo. Dai tempi della conquista longobarda, dal VI al XIII secolo, le principali vie di comunicazione lungo l’Italia in direzione Gerusalemme attraversavano gli antichi assi viari romani del Centro-Sud Italia, per raggiungere i porti che dalla Puglia portavano verso la Terrasanta, luogo in cui nacque, visse, morì e resuscitò Gesù Cristo. I pellegrini provenienti da tutta Europa non mancavano, prima di imbarcarsi per l’Oriente, di salire al “Monte dell’Angelo” percorrendo la cosiddetta Via Sacra Longobardorum, l’antico cammino che, staccandosi dalla via Appia Traiana, che collegava Roma a Brindisi, permetteva di raggiungere la Grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo, al culmine del Gargano. La “Via dell’Angelo”, corrispondente ad una via Francigena del Sud, iniziava in Puglia, dopo aver attraversato la Valle di San Severo, e si insinuava tra il promontorio garganico e la piana del Tavoliere, consentendo, attraverso sentieri più o meno impervi, di giungere al Santuario Micaelico.
(Fig. 9) A partire dalla fine del V secolo, lo straordinario santuario garganico divenne il più importante luogo di culto micaelico dell'Occidente, meta di numerosissimi pellegrinaggi da parte di singoli fedeli o di gruppi più o meno numerosi, attratti sulla montagna sacra dalla fama degli straordinari eventi lì accaduti. In questo luogo, ai pellegrini, veniva impartita una speciale benedizione, erano rimessi i peccati, anche i più gravi, e si aprivano le porte del Paradiso. Croci, iscrizioni runiche, graffiti di mani e piedi, incisi sulle antiche pietre del santuario, ricordano ancora oggi l’intensità di questo afflusso di fedeli di ogni nazionalità.
Nel periodo delle Crociate il Santuario divenne anche tappa obbligata per i cavalieri che, prima di recarsi in Terra Santa per liberarla dall'occupazione musulmana, si premuravano di chiedere l’intercessione del capo delle milizie celesti e magari tornavano a ringraziarlo al termine della loro avventura. Dopo l’affermarsi del santuario garganico, il culto per l’Arcangelo Michele, pesatore delle anime e accompagnatore dei morti, vincitore delle forze del Male, unì trasversalmente tutta l’Europa, e il Gargano divenne centro di irradiazione del culto anche in regioni molto lontane.
In tutta la Puglia sono numerosissimi i santuari in grotta dedicati a San Michele, luoghi che si caratterizzano per elementi comuni come la presenza dell’acqua sorgiva che trasuda dalle pareti, di boschi, del percorso sotterraneo, di scenari aspri e selvaggi, predisposti al contatto col divino.